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Tanto domani basterà un’APP

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Esistono leggi della fisica incontrovertibili, così come esistono credenze difficili da sradicare.

Lexus fotografa nella Gabbia di Luce by Autopreview presso Pasquarelli Auto Pescara

Prima di studiare ragioneria feci in tempo a prendere un diploma presso una scuola di arti grafiche e fotografiche, la Vigliardi Paravia di Torino. La stampa tipografica, la grafica pubblicitaria e la fotografia si respiravano da lungo tempo nella mia famiglia. Molti anni prima, mio fratello era passato dalla stessa scuola. Per studiare fotografia era necessario seguire, con una certa attenzione, le lezioni di fisica, chimica e tecnologia.

Per fortuna erano materie che mi appassionavano, suscitando in me notevole curiosità. Grazie a quegli studi, oggi sono in grado di apprezzare la scienza dei materiali ed i suoi campi di applicazione.

Attraversiamo un momento storico dove gli strumenti possono di mutare di forma e composizione, permettendoci di creare nuovi paradigmi e scenari. Penso alla grafite e vedo oggetti che fino ad oggi si potevano costruire in forma piatta, curvarsi e diventare leggerissimi ma al tempo stesso, molto più resistenti.

Nei Led vedo una sorgente luminosa potente e rispettosa dei consumi energetici. Chi non possiede determinati rudimenti ed è attratto dalla tecnologia e dalla capacità di evolvere in tempi rapidissimi, rischia di andare incontro ad alcuni equivoci. Alcuni di poco conto, altri invece potrebbero rivelarsi deleteri per le scelte strategiche all’interno di una Concessionaria di automobili.

Siamo convinti che la tecnologia sostituirà il lavoro dell’uomo in tutti i processi. In parte è vero. Con l’evoluzione della robotica oggi le linee di produzione sono largamente gestite da robot e computer. Saremo ben presto circondati da servizi gestiti da assistenti virtuali. Con il cellulare possiamo gestire un gran numero di operazioni che sono parte della nostra vita quotidiana.

Alcuni smartphone sono estremamente performanti e hanno fotocamere che rischiano di rendere desuete le fotocamere entry level che ormai nessuno usa. Molte applicazioni ci permettono di comunicare e gestire dati con grande rapidità. Tutto vero.

Però, e come detto in un altro capitolo, c’è sempre un però quando parliamo di questioni importanti, non tutto può facilmente essere sostituito da un’App o un sistema da quattro soldi.

Nell’aprile del 2017, un’azienda che pochi mesi prima mi aveva contattato per complimentarsi per la nostra tecnologia e per chiederci una collaborazione, pubblicò un post su Facebook nel quale invitava i Dealer a scoprire una nuova applicazione che, grazie ad un piccolo robottino, avrebbe rivoluzionato il modo realizzare video e immagini che fino ad allora si potevano solo ottenere previo un dispendioso investimento in piattaforme rotanti e set fotografici (ogni allusione ai nostri prodotti era probabilmente casuale).

La campagna di promozione del prodotto giunse al suo culmine il giorno della presentazione del prodotto, avvenuta al Dealer Day di Verona. In quei giorni mi trovavo in Spagna al Salone dell’Automobile di Barcellona, sul mio smartphone iniziarono ad arrivare dei messaggi su WhatsApp con immagini che mostravano lagrande rivoluzione in funzione (su un modellino di auto in scala???). Amici e colleghi giornalisti mi chiedevano un commento. Io mi limitai a dire che un prodotto deve potersi compenetrare con la realtà a cui è destinato, perché “l’enviroment” lo deve assimilare come “prodotto utile”, poiché nulla è indispensabile. E avevo molti dubbi che quello che stavo osservando fosse uno strumento così indispensabile, anzi, mi fu facile capire i limiti di quella tecnologia.

Indispensabile? Non lo sono gli uomini, tantomeno gli oggetti, tutti o tutto si può sostituire. Un investimento deve “giustificarsi” in termini, non di costo, ma di rendimento in base al suo costo.

Già in passato mi era capitato di ricevere messaggi similari, in particolare nei giorni in cui si svolgeva il NADA a New York, immagini di fondali di set che ruotavano o fotocamere posizionate su aste roteanti sopra la vettura che scattavano foto a raffica. Tutte queste nuove tecnologie dalle GRANDI promesse, a costo contenuto, sapevo bene la fine che avrebbero fatto. Per una semplice ragione, che posso spiegare solo perché fortemente provata nel corso di studi e ricerche durate anni, per il semplice motivo che NON è possibile andare contro natura.

La luce è un elemento naturale, la fisica ha leggi incontrovertibili. Quindi, qualsiasi progetto che trascuri questi due fondamentali elementi presenti in natura dall’alba del mondo, è destinato a fallire o, nella più ottimistica delle previsioni, a occupare una piccola nicchia di mercato.  L’altro aspetto fondamentale è che quando si sviluppano hardware e software non può esistere la parola “abbiamo finito”.

Avete mai visto un cellulare mantenere le sue quote di mercato per più di 3 mesi? Se guidate un’auto di 2 anni fa, sapete bene che esiste un nuovo modello che ha aggiunto nuovi elementi estetici e funzionali. Il costo dell’ultimo smartphone di grido è più basso di quello che avevate acquistato l’anno prima? Immagino di no, ma credo che le sue prestazioni siano, in proporzione al costo, molto più performanti. Questa è la tecnologia.

Eppure, incontrando direttori e manager, mi capita spesso di sentirmi dire: “si, ma ormai con uno smartphone e un’App si può ottenere lo stesso risultato” o parole come: “vabbè, tra un anno costerà la metà”. Peccato che non seguano il costo dell’alluminio sul mercato globale (i nostri set sono enormi strutture in alluminio).

Trovo interessante constatare che frasi del genere non mi siano mai state rivolte da titolari d’azienda. L’idea che mi sono fatto è che il manager (quando parliamo di aziende medie o medio piccole) abbia timore a prendersi la responsabilità di scegliere una tecnologia costosa ma preferisca andare per gradi. Anzi, se possibile, punterà volentieri a trovare qualcosa che migliori un po’ il risultato, che possa anche personalizzare in qualche misura e che gli costi pochissimo. Cosa che lo espone a minori rischi e che lo può anche aiutare a dare di sé un’immagine di efficienza nei confronti della proprietà. Per fortuna esistono anche manager con “i cosiddetti” e il discorso cambia.

Chi invece, risponde direttamente con il proprio portafoglio, è più attento a capire fino in fondo come è fatta una tecnologia, o se davvero un bene strumentale, anche se più costoso di altri, può davvero fare la differenza per il bene della sua azienda.

In passato ho ricoperto importanti ruoli manageriali, prendendomi tutti i rischi nel massimo interesse per l’azienda. Ho anche commesso errori, senza però preoccuparmi di essere io a fare la differenza. Ho sofferto per gli sbagli, ma ho l’istinto del lottatore, e ad ogni caduta ho risposto rialzandomi con maggiore determinazione, facendone tesoro. Nel mio caso non è solo da attribuirsi all’indole che mi contraddistingue ma piuttosto agli insegnamenti del prof. Varanini, mio docente al Corso di Direzione Etica d’Impresa. Incontrare manager e responsabili aziendali resilienti mi fa particolarmente piacere. Sarà un caso, ma quando incontro manager con queste caratteristiche, noto un altro tipo di convinzione nel voler “capire un progetto innovativo, mai stato visto o immaginato prima).

Con l’esperienza maturata come giornalista ho conosciuto il valore e l’importanza della “verità” e dell’onere della prova, come della certezza delle fonti. Queste esperienze, le ritrovo utilissime in questa fase della mia vita nella quale vesto anche i panni dell’imprenditore. La scelta di scrivere questo blog è dettata da un desiderio di creare “cultura”, contribuendo a rendere migliore l’approccio alla fotografia delle auto d’occasione.

Sfatare stereotipi che resistono da molti anni non è per nulla semplice, fortunatamente non sono solo in questa impresa così affascinante e complessa, a darmi forza c’è un gruppo di persone convinte che si possa cambiare il sistema di gestire la produzione di immagini di auto d’occasione e la loro veicolazione sui canali online .

Prima del 2015, la fotografia di un’auto sembrava ancorata indissolubilmente a paradigmi vecchi di un decennio, in certi casi, addirittura al secolo scorso. Aver portato un’aria nuova  in questo ambiente, è per me una sfida che ogni giorno si accende di nuovi colori e sfumature.